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L'angolo dell'Avvocato

ESPRESSIONI DI LEGGE

Appunti, concetti, considerazioni in materia legale

 

 

 

 

IL RUOLO DELLA CASSAZIONE PENALE

(Prima parte)

 

 

Avv. Cristiano Viale

patrocinante in Cassazione

Avv. Antonella Vergani

Studio legale

Via A. Volta n. 34 - 20052 Monza

tel. e fax. 039.364824

e-mail: studiolegaleviale@virgilio.it

 

 

 

Il ruolo della Cassazione penale

(Prima parte)

 

Si legge sui giornali ed anche su internet, e non è infrequente sentire alla radio ed alla tv, che la Cassazione avrebbe confermato la Sentenza di condanna o di assoluzione in qualche vicenda molto nota al pubblico, oppure “tout court” che avrebbe condannato o assolto Tizio o Caio.

Questa terminologia, benché corrente nei media, è peraltro impropria.

Infatti la Cassazione non conferma e tanto meno condanna o assolve.

Tutto ciò non è possibile, dal momento che la Suprema Corte deve controllare i provvedimenti giudiziari sotto il profilo della loro logica e della loro aderenza alla legge. Per questa ragione viene anche definita “giudice di legittimità”, a differenza del Tribunale e della Corte d'appello che vengono definiti “giudici di merito”.

Mentre quindi questi ultimi si pronunziano sul reato, cioè sulla vicenda che viene loro sottoposta dalla pubblica accusa, sulle sue modalità e sul suo progressivo farsi nel corso dell'attività processuale, cristallizzandola infine in una verità giudiziaria che è rappresentata dal suo atto conclusivo, cioè da una sentenza, la Cassazione decide sulle lagnanze che hanno oggetto violazioni di legge che si sarebbero verificate nelle fasi di merito e che le parti del processo hanno proposto, oppure su vizi di logica che colpirebbero le sentenze impugnate.

Non tutti i processi hanno però il loro ultimo approdo avanti la Cassazione, ma solo quelli contro le cui Sentenze di merito sia stato proposto ricorso.

L'impugnazione davanti alla Suprema Corte prende il nome, infatti, di ricorso.

Il ricorso è il mezzo attraverso il quale queste lagnanze sono presentate all'attenzione dell'ultimo Giudice, che ne é, con il suo ricevimento, investito.

L'impugnazione riguarda, nella maggior parte dei casi, una Sentenza del Giudice d'appello, cioè prevalentemente quello di secondo grado.

Essa può essere proposta, in questo caso, dall'imputato, dal Procuratore Generale presso la Corte d'appello, dalla parte civile e da qualunque altro soggetto che abbia partecipato al processo o sia stato chiamato a parteciparvi.

È possibile peraltro che il ricorso concerna anche di una Sentenza di primo grado qualora chi ricorra contro di essa abbia deciso di rivolgersi direttamente alla Cassazione.

È il caso in cui nella prima Sentenza, ad avviso del ricorrente, vi sia un evidente errore di diritto, oppure il caso in cui la parte offesa di un reato, divenuta parte civile nel processo, decida - di fronte ad un’assoluzione dell'imputato, per ridurre il pericolo di prescrizione che, percorrendo tutte le fasi processuali, potrebbe essere più accentuato, sopratutto per i reati meno gravi - di saltare il grado di appello e rivolgersi direttamente alla Cassazione.

Vi sono poi Sentenze di primo grado che la legge definisce non appellabili, come la condanna alla sola pena pecuniaria dell'ammenda.

La ragione di ciò sta nel fatto che appare non economico dispiegare tutte le garanzie processuali circa una sentenza che, nei confronti del reo, ha un limitato effetto sanzionatorio.

Tuttavia contro di esse è comunque ammesso il ricorso per Cassazione.

All'attenzione dell'ultimo giudice vengono sovente portati altri provvedimenti, che, pur provenendo da un giudice penale, non hanno le caratteristiche di una sentenza, così nel caso di ordinanze o decreti.

Così ad esempio è inappellabile, per gli stessi criteri di economia processuale, il decreto di archiviazione che viene pronunziato dal Giudice per le Indagini Preliminari.

Anche qui può essere, però, proposto ricorso in Cassazione.

La ragione per cui in questi casi (per i quali, anche se per ragioni di economia processuale, non è consentito l'appello) è tuttavia ammissibile il ricorso, deriva dal fatto che il giudizio di legittimità rappresenta il baluardo estremo posto dall'ordinamento, non solo nell'interesse dei singoli, ma anche dell'ordine pubblico, teso ad evitare che taluno, senza possibilità di controllo, sia colpito da provvedimenti illogici o contrari alla legge, che siano stati erroneamente emessi da un giudice del merito.

 

Avv. Cristiano Viale

 

 

 

 

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