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SINDROME DEL COLON IRRITABILE

 

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SALUTE / DIVULGAZIONE SCIENTIFICA

 

____DALL’ARCHIVIO DI COMUNICARECOME____

 

SINDROME DEL COLON IRRITABILE

Un disturbo dell'intestino molto fastidioso, un problema molto diffuso.

Ampiamente confermato il ruolo di stress e ansia nello sviluppo della sindrome.

 

- di Marina Palmieri -  Info Pubblicazioni, Sindrome del Colon Irritabile

 

 

In questo spazio trattiamo stavolta di un disturbo che rappresenta il problema gastroenterico per il quale più spesso si ricorre all'aiuto del medico: la "sindrome dell'intestino irritabile", ovvero IBS (da " Irritable Bowel Syndrome").

Noto ancor più come "sindrome del colon irritabile", questo disturbo è stimato essere al primo posto, con una percentuale che si aggira sul 70%-80%, fra le malattie dell'apparato gastroenterico più lamentate. La sintomatologia prevalente della IBS è in genere contrassegnata da dolore addominale di tipo colico, distensione addominale, flatulenza, alternanza di stipsi e diarrea.

È un problema, come vedremo, non facilmente diagnosticabile giacché molti dei suoi sintomi sono in comune con quelli di varie altre patologie che interessano l'intestino e che costituisce, per chi ne è affetto, motivo di sicuro disagio anche nell'ambito della vita sociale.

Importante, nell'ambito del quadro eziologico, il ruolo che nello sviluppo e nell'evoluzione dell'IBS svolgerebbe il fattore dello stress psicologico: un ruolo che, anche alla luce delle conferme scientifiche degli ultimi anni sugli stretti legami fra cervello e intestino, getta nuova luce sulle possibilità di affrontare e curare questo fastidioso e quanto mai diffuso problema.

 

 

IBS: una sintomatologia complessa.

La sindrome del colon irritabile viene definita un disturbo "funzionale", ossia un disturbo dovuto a un'alterazione del funzionamento dell'intestino. Tale alterazione funzionale colpisce, per l'appunto, il colon (la parte dell'intestino prima del retto), che si contrae più frequentemente e più violentemente del normale.

I sintomi più tipici della sindrome del colon irritabile sono:

-              dolore addominale fluttuante e ricorrente, con esacerbazione di secondi o minuti (dolore quindi di tipo colico), in genere di natura crampiforme; lo stesso dolore è spesso riferito alla parte inferiore sinistra dell'addome in corrispondenza della regione del sigma (la quarta porzione del colon, cioè il tratto ad "S" del colon che collega il colon discendente al retto) e in genere scompare con l'emissione di feci e/o gas;

-              meteorismo, ossia gonfiore addominale dovuto a gas contenuti nell'intestino (l'eccesso di gas intestinali può anche causare iperdistensione dei visceri, con conseguente peggioramento generale della sindrome);

-              eccessiva flatulenza;

-              stipsi e/o diarrea, spesso alternate fra loro.

A tali sintomi, che rappresentano quelli più caratteristici della IBS e l'intensità dei quali può risultare anche sensibilmente variabile da soggetto a soggetto, si accompagnano spesso sintomi secondari ma altrettanto fastidiosi quali: nausea, alitosi, stanchezza e facile affaticamento anche di tipo mentale. Talvolta vengono poi accusati anche sintomi riferibili al tratto urinario, come pure mal di schiena, bruciori restrosternali e palpitazioni cardiache. In un certo numero di casi la sintomatologia della IBS comprende anche emissione di muco con le feci (nel quale caso si parla di colite mucosa).

 

 

Le cause più comuni: alimentazione errata e stress.

La sindrome del colon irritabile è un disturbo assai comune, rappresentando infatti nella pratica medica la malattia dell'apparato gastroenterico più frequente. Le più colpite sarebbero le donne, con un esordio del disturbo nella fascia d'età compresa fra i 20 e i 30 anni. L'alimentazione errata è ritenuta una delle cause principali della sindrome del colon irritabile. Altro fattore di primo piano nella IBS sarebbe lo stress emotivo - stress che per l'appunto somatizzerebbe nel colon, suo "organo bersaglio" - quando protratto nel tempo e quando superata la soglia di tolleranza psicofisica individuale. L'importanza dei disturbi dell'umore nella sindrome del colon irritabile è uno dei risultati su cui concordano le varie ricerche di settore, che a tale proposito indicano un netto aumento dell'incidenza della sindrome stessa in individui con disturbi di ansia, paranoia, attacchi di panico; i pazienti che presentano questi e altri simili disturbi dell'umore costituirebbero ben il 70% circa del totale dei casi IBS. (Sull'argomento vd. avanti: IBS e stress).

Fra gli altri fattori ritenuti responsabili, come cause o concause, della sindrome del colon irritabile, un posto importante avrebbero l'abuso di alcool e l'abuso di farmaci.

 

 

Problemi di identificazione della IBS. Terapia su più fronti.

Come si è visto, quella della IBS è una sintomatologia complessa, e per di più una sintomatologia che può presentare molti aspetti in comune sia con malattie infiammatorie croniche dell'intestino (morbo di Crohn e colite ulcerosa), sia con più gravi malattie organiche. Ciò pone al medico un problema di identificazione della malattia e quindi la necessità, per quanto già detto, di formulare una diagnosi basandosi sui criteri di esclusione di altre malattie più gravi (incluse quelle tumorali), ovvero, specie nel caso di pazienti non più giovani e comunque senza una storia tipica di colon irritabile, di inviare il paziente stesso ad alcune indagini di laboratorio ed eventualmente ad esami strumentali particolari, come ad esempio la colonscopia e il clisma opaco.

Una volta formulata la diagnosi, la terapia della IBS si incentra generalmente su tre elementi:

dieta appropriata (esclusione di alcuni elementi che possono esacerbare i sintomi e, qualora predomini la stipsi, supplementazione con fibre alimentari per il loro effetto di aumentare la massa fecale e quindi la frequenza delle evacuazioni);

supporto psicologico  (in molti casi, come riferito in letteratura, si ottiene un miglioramento semplicemente con una tranquilla spiegazione della natura dei meccanismi del disturbo e, quindi, rassicurando il paziente stesso; in casi più complessi può invece rendersi necessario un supporto psicoterapeutico);

farmaci antispastici di varia natura (farmaci che agiscono contro le manifestazioni spasmotiche, quali crampi, spasmi, convulsioni, e che per l'appunto trovano spesso indicazione nel trattamento del dolore da IBS), eventualmente associati a blandi tranquillanti e, in alcuni casi, ad antidepressivi; in presenza di seri problemi di diarrea - turba intestinale che, specie se protratta, può provocare sindromi di malassorbimento e peggiorare lo stato di stanchezza e facile affaticamento - può essere necessaria l'assunzione di antidiarroici (difenoxilato, difenossina, loperamide).

 

 

IBS e Alimentazione

La terapia alimentare della IBS prevede in genere l'esclusione di alcuni particolari cibi e gruppi di cibi dei quali è noto il loro effetto di peggioramento sui sintomi della sindrome stessa, e in particolare sui sintomi rappresentati da flatulenza.

 

 

IBS / Cibi da evitare e/o da consumare con molta prudenza

(*) = cibi con potenziale flatulogenico molto forte

 

latte e derivati del latte (*) (in particolare: pecorino, parmigiano, gorgonzola)

salami, carni affumicate

molluschi, crostacei

sottaceti

fagioli (*), lenticchie (*), ceci (*)

insalata cruda, cetrioli, cavoletti di Bruxelles (*), cavoli (*), melanzane

cipolle (*), aglio (*), sedano (*), zucca, funghi

noci e nocciole, fragole, agrumi, albicocche (*), banane (*)

dolci grassi ed elaborati (es. torte, briosches, bignè, etc.)

caffè, cioccolata, tè, alcoolici/superacoolici

 

 

Per ciò che riguarda, in particolare, l'esclusione del latte, va sottolineato che un'alta percentuale (stimata attorno all'80%) dei pazienti con sindrome del colon irritabile sarebbe costituita da soggetti con intolleranza alle proteine del latte. A tale intolleranza sarebbe largamente riconducibile, secondo gli specialisti, la sintomatologia dolorosa e diarroica che accompagna la sindrome stessa. Di norma, quindi, la terapia dietetica per la cura dell'IBS esclude il consumo del latte stesso, come pure di latticini e formaggi. Si ricorda che l'intolleranza alle proteine del latte può essere rilevata tramite il test di tolleranza al lattosio. In ogni caso, l'osservazione empirica - fatta già dal paziente - dei sintomi IBS legati all'assunzione di latte e latticini, ossia l'osservazione dei sintomi legati all'entità e alla frequenza del consumo dell'alimento in questione, potrà sicuramente essere un'informazione importante da sottoporre alla valutazione del medico.

Per quanto riguarda l'altro disturbo della defecazione tipico della IBS e cioè la stipsi (disturbo che, come già ricordato, nello stesso soggetto con IBS può anche alternarsi periodicamente al sintomo della diarrea) la terapia dietetica include spesso nell'alimentazione quotidiana un aumento dell'apporto di fibre, sia tramite i cibi stessi, sia sotto forma di crusca. Effetto indesiderato di una dieta ad alto contenuto di fibre può essere però la flatulenza, effetto che in vari casi può scomparire o diminuire spontaneamente dopo pochi giorni, ma che richiede comunque un'attenta osservazione da parte dello specialista ai fini della valutazione dei tempi di prosecuzione della dieta stessa.

Una raccomandazione dietetica generale in caso di IBS è l'esclusione di cibi fritti e la moderazione del consumo di cibi grassi, per non sottoporre a eccessivo lavoro la muscolatura intestinale. Altresì da evitare, o da consumare con estrema cautela, sono tutte le bevande a potenziale irritativo sull'intestino, quali - come sopra indicato - il caffè, il vino e soprattutto i superalcolici.

Quanto, infine, all'‘alimento’ acqua, va ricordato che diversi studi (fra i quali un recente studio del Prof. G. Nappi, Direttore Centro Studi e Ricerche di Medicina Termale - Cattedra di Terapia e Medicina Termale dell'Università degli Studi di Milano) confermano l'efficacia della idropinoterapia bicarbonato-calcica nella cura della IBS nella varietà con stipsi. Miglioramenti significativi dei parametri clinici e sintomatologici della IBS si avrebbero già dopo cicli di cura idropinoterapica di circa due settimane e, in particolare, sfruttando in modo sinergico l'assunzione di acque bicarbonato-calciche e le risorse climatiche dei relativi luoghi termali.

 

 

IBS e stress

Per quanto riguarda lo stress, è interessare notare che mentre fino a pochi anni fa l'importanza di questo fattore nello sviluppo della IBS era desunta, fondamentalmente, dal fatto che da numerosi studi fosse emersa una significativa percentuale di pazienti IBS più ansiosi rispetto alla popolazione generale - fatto che però in letteratura non assumeva prova consistente che l'IBS potesse essere considerato una malattia psicogena - oggi l'importanza dello stesso fattore nello sviluppo della IBS è ampiamente avvallata da importanti ricerche che confermano la stretta interrelazione esistente fra cervello e intestino. Cervello e intestino che, come sottolineato dal Dr. Michael Gershon, autore di una decisiva ricerca in questo campo e dell'ormai celeberimmo "The Second Brain" ("Il secondo cervello"), sarebbero, propriamente, i due cervelli dell'essere umano. Con un lavoro di circa trent'anni dedicato all'indagine di molte malattie gastrointestinali, fra le quali la gastroenterite e, per l'appunto, la sindrome del colon irritabile, il Dr. Gershon - direttore del Dipartimento di Anatomia e Biologia Cellulare al Columbia University's College of Physicians and Surgeons presso il Columbia-Presbyterian Medical Center della città di New York - è giunto infine alla scoperta che le cellule nervose dell'intestino agiscono come un cervello e che i "due cervelli", quello della testa e quello dell'intestino, cooperano strettamente fra loro.

Una prima conferma di tale stretta correlazione venne inizialmente fornita dal neurobiologo statunitense sulla base della spiegazione che la serotonina, sostanza già nota come importante regolatore dell'umore nel cervello, funziona anche come neurotrasmettitore nell'intestino, intestino dove viene prodotto più del 95% della serotonina fornita all'organismo.

Proseguendo nella sua ricerca, il dr. Gershon è poi approdato alla conclusione che l'intestino, con le sue centinaia di milioni di cellule nervose, è il solo organo capace di mediare i riflessi in completa assenza di stimoli dal cervello. Rimandando all'opera summenzionata (1) il lettore che volesse approfondire la conoscenza degli affascinanti meccanismi del "secondo cervello", ci basti qui, nell'economia dell'argomento trattato, far notare che la scoperta delle complesse funzioni del sistema nervoso enterico ha avuto il merito di mettere completamente in luce l'importanza di quel nesso privilegiato, qual è quello fra stress e disfunzione intestinale, laddove indica nell'intestino non solo una importantissima centrale di elaborazione e di "smistamento" di informazioni (circa il 90%) dirette al 'primo cervello', cioè alla testa, ma anche l'organo che percepisce gran parte delle emozioni di carattere più profondo, più inconscio.

Nella stessa direzione i risultati del lavoro diretto dal Dr. Svein Blomhoff del National Hospital di Oslo e pubblicati di recente sull'importante rivista di settore "Digestive Diseases and Sciences" (2). Il lavoro del Dr. Blomhoff e della sua équipe è stato articolato in due ricerche che hanno messo a confronto due gruppi di pazienti (pazienti IBS con disordini fobici legati a stress e ansietà, e pazienti IBS con normale controllo sulla sfera dell'emotività) ed ha compreso un'indagine di monitoraggio sugli stessi tramite elettroencefalogramma, al fine di valutare l'entità della risposta "emozionale" a parole e toni ad alto potenziale di ansia e stress. I risultati di tale indagine hanno confermato ampiamente l'ipotesi di partenza sulla stretta correlazione fra problemi dell'umore e sindrome del colon irritabile. Il lavoro complessivo compiuto nell'ospedale norvegese ha costituito quindi, a detta degli stessi ricercatori, la dimostrazione che esiste una stretta interazione tra mente, cervello e intestino, e che la motilità intestinale può essere un indicatore dinamico del livello di stress o dello stato emotivo.

 

 

Considerazioni

Le implicazioni di questa direzione di ricerche nell'ambito clinico delle malattie gastrointestinali e, in particolare, della IBS (sindrome nella quale, come già detto, gli esperti avevano da sempre sospettato una forte componente ansiogena) sono ovviamente molteplici, e anche piuttosto complesse. Innanzi tutto, qualora rilevata in un soggetto con IBS una netta e diretta relazione fra stress e sviluppo e/o peggioramento del disturbo stesso, di che tipo di stress dovrebbe trattarsi? Non certo solo di stress da semplice 'sovraccarico mentale', evidentemente, poiché come le varie ricerche sul 'cervello addominale' hanno indicato, in causa sarebbero sensazioni tanto profonde da non affiorare a livello conscio. Altra importante implicazione riguarda sicuramente i farmaci: in quale misura potrebbero continuare a trovare indicazione gli attuali antispasmodici o, nel caso, gli eventuali tranquillanti o gli antidepressivi? E in particolare, stante il circolo vizioso dei riflessi fra cervello dell'intestino e cervello della testa, quali nuove combinazioni - nello stesso medicinale - di sostanze farmacologiche si andrebbero prospettando per la cura della IBS, e con quali rischio di effetti indesiderati sull'uno o l'altro dei "due cervelli"?

Questi alcuni degli interrogativi che scaturiscono dai nuovi approdi di ricerca su quel problema, diffuso e quanto mai fastidioso, che è appunto la sindrome del colon irritabile.

Ma più di tutto, naturalmente, sorge spontaneo un interrogativo da parte dei tanti che sono direttamente colpiti dal disturbo IBS a causa - o anche a causa - di stress e ansia, problemi che com'è noto insorgono spesso come reazione individuale a ritmi di vita troppo pressanti, ritmi purtroppo che difficilmente o solo in parte (almeno nella gran parte dei casi) possono essere cambiati. E l'interrogativo è verosimilmente il seguente: cosa fare per tenere sotto controllo la propria sfera emotiva, prima che stress e ansia finiscano col somatizzarsi in modo tanto fastidioso? La risposta, se una risposta univoca a tale domanda può mai davvero esistere, è chiaramente di una complessità enorme, e per definirla ciascuno di noi dovrebbe evidentemente avere la capacità di mettere in controluce il proprio stesso modo di essere, il proprio modo di relazionarsi agli altri e a tutto l'ambiente, e soprattutto il modo di elaborare costruttivamente i molteplici stimoli esterni, e non in modo autolesionistico (sul piano psichico e, alla lunga, anche su quello fisico). Intanto, pur nella consapevolezza della (giusta) invalicabilità della sfera privata entro la quale, soltanto, la risposta può trovare una sua definizione personale, ed entro la quale, nello specifico, ciascuno può cercare e tentare nuove soluzioni per non creare attriti tanto dolorosi fra "primo" e "secondo" cervello, una crescente parte del mondo della medicina sembra parlare al paziente un linguaggio nuovo: un linguaggio che sempre più sembra indirizzarsi anche a ciò che fino a ieri era il "non detto" o il "non dicibile" della malattia, e cioè alla sfera delle emozioni, degli stati d'animo, dei molti umori che fanno l'essere umano e che tanta influenza hanno sul suo stato di benessere generale; un linguaggio che non viene meno al rigore scientifico (prove, conferme, dimostrazioni) ma che con serena disinvoltura sa anche indicare al paziente nuovi spazi per una prevenzione responsabile nella quale trovano posto, proprio e soprattutto come nel caso di molte nuove indicazioni di cura della sindrome qui trattata, parole come "supporto psicologico", parole come tecniche "dolci", come "pratiche di rilassamento" (yoga, massaggi, biofeedback, etc.). Un linguaggio, in definitiva, che si estende in più direzioni e che, proprio come i tanti e affascinanti studi che sempre più si avvicendano su quella sindrome che si sviluppa fra i meandri e le oscurità dei visceri umani (mettendo in luce di quella parte del nostro corpo una capacità sensoriale, percettiva, "pensante" che fino a ieri sarebbe parsa inaudita), si arricchisce di un nuovo valore nell'indicare, dietro vocaboli e termini fino a ieri inusitati, una strada dove la figura del medico dà prova di una più ampia attenzione per l'essere umano globalmente considerato.

 

 

Riferimenti bibliografici:

Michael D. Gershon, The second brain, Harper Collins, New York 1998.

Digestive Diseases and Sciences, giugno 2000;45:1153-1165.

 

 

 

 

Marina Palmieri

 

 

 

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Info Pubblicazioni:

- Bollettino Cardiologico N. 98, Luglio-Agosto 2001

 

 

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