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LE TERRE DEL REATINO

di Marina Palmieri  Info Pubblicazioni, Le terre del Reatino
Marina Palmieri, WWW.COMUNICARECOME.IT

 

Dedichiamo questo spazio a itinerari turistici. Questo mese ci soffermeremo sul Reatino, antica terra sabina situata nella parte settentrionale del Lazio. Una delle aree meno conosciute della realtà italiana. Popolo austero, quello dei Sabini, frugale e laborioso, che con fiera tenacia si cimentò, dai monti selvaggi e boscosi, in aspre guerre di difesa contro le invasioni dei Romani, fino a quando nel 290 A.C. venne definitivamente assoggettato dal console Manio Curio Dentato. È a una delle sue stirpi, i Flavi, che appartennero gli imperatori Vespasiano, Tito e Domiziano. Per chi volesse inoltrarsi in questa antica terra, è raccomandabile innanzi tutto una visita a Rieti (“Centro d’Italia”, dall’antica “umbilicus Italiae”): costeggiata da mura merlate e turrite del XIII secolo, è ricca di monumenti medioevali, risorgimentali e barocchi, sia religiosi, sia civili. Risale al VI secolo la cripta romanica della Cattedrale. Tipiche del luogo sono le statue intagliate in legno policromatico o modellate in terracotta (ved. la Pietà in terracotta dipinta del Museo Civico di Rieti). Gli autori erano scultori della scuola abruzzese formatisi nell’ambito dei Maestri tardogotici tedeschi del primo Quattrocento. Folto e prestigioso il novero dei pittori che, nei vari periodi storici, hanno arricchito il capoluogo reatino con le loro opere; fra questi: Luca di Tomé, Marcantonio di Antonazzo, Gian Lorenzo Bernini, Antonio Canova, nonché i contemporanei Antonino Calcagnadoro (cui si devono gli affreschi allegorici, nonché il sipario, del bellissimo Teatro Vespasiano di Rieti) e Arduino Angelucci, ispirato alla nobile tradizione della pittura italiana primitiva.

Un soddisfacente itinerario in queste terre non potrebbe non comprendere altri importanti abitati della provincia reatina, come Accumoli, Amatrice, Antrodoco, Cittaducale, Collalto Sabino, Fara Sabina, Leonessa. Già al primo varcare la soglie delle rispettive Porte non potrà sfuggire al visitatore la percezione del carattere forte e indomito di queste antiche cittadine. Gli appassionati di archeologia, inoltre, potranno avventurarsi fra le mura megalitiche poligonali di Civitella di Pescorocchiano e di Grotte di Torri e, spostandosi nei dintorni di Magliano, nella necropoli di Foglia. Ma il Reatino è interessante anche per la bellezza del suo paesaggio, vario e diversificato. L’ambiente paesaggistico risulta decisamente policromo e pervaso dai molteplici umori della natura: squarci tra le nuvole e acquazzoni improvvisi, vapori che si sprigionano dai terreni e singolari tonalità dei tramonti. È il “Regno delle acque”: le sorgenti pedemontane (raccomandabile una visita alle Sorgenti del Peschiera), i corsi d’acqua, le selvagge Gole del Velino e i laghi incastonati tra i monti riforniscono acqua in grande abbondanza.

I laghi, per l’appunto: altre mete da non perdere. Tra questi indichiamo quello di Paterno, presso le rovine dell’antica Cotilia, un lago dalle origini molto antiche e sacro alla Dea Vittoria: i fenomeni carsici e l’esistenza di un emissario sotterraneo causano un continuo movimento sul fondo con conseguenti variazioni di profondità che oscillano fra i 37 e i 54 metri! (… un lago poco raccomandabile, quindi, per la balneazione, ma d’un indescrivibile fascino e d’una bellezza suggestivamente tenebrosa). E, ancora, il lago glaciale di Duchessa, situato a 1788 metri di quota, di forma un po’ insolita, a otto. Un ambiente dalla natura esuberante, quindi, dove trovano rifugio migliaia di specie volatili, che ospita l’aquila reale e il lupo. Ma è pure luogo, questo, dei piccoli eremi di Fonte Colombo, Poggio Bustone, La Foresta e Greccio. Sulla roccia di quest’ultimo, nel 1223, San Francesco rappresentò per la prima volta il presepe, e fu all’armonia e alla bellezza della valle reatina ch’egli si ispirò per scrivere il “Cantico delle Creature”. Un ambiente, quindi, che ben predispone anche alla pace, al raccoglimento spirituale e alla dimensione ascetica, un ambiente di sconcertante essenzialità, che sembra non curarsi del trascorrere del tempo.

 

 

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Info Pubblicazioni:

mensile “Artecultura”, Giugno 1995, p. 25 - Rubrica Turismo

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