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A TUTELA DELLA NATURA

Premessa

 

 

Perché "a tutela" della natura?

Sviluppo teorico e progresso legislativo: come lavorare su alcuni "vuoti" d'interesse?

Quali sintonie possibili con la coscienza collettiva?

 

Per un confronto con i lettori/navigatori

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Perché "a tutela" della Natura, e non "sulla" Natura oppure "a proposito" della Natura?

Ha senso, in questo caso, parlare di "tutela"?

Evidentemente sì, perché tutelare, proteggere, preservare ciò che rappresenta l'universalità della Natura è ormai una vera e propria "urgenza" dei nostri tempi, pena la stessa impossibilità di continuare a vivere sul nostro pianeta. Rapporto drammaticamente difettoso e spesso decisamente iniquo, malvagio, con le altre specie ovvero con gli altri esseri viventi; fenomeni atmosferici che sembrano 'impazziti'; elementi della natura che si “ribellano” con forza a uno stravolgimento profondo degli equilibri naturali, come ghiacciai che ormai si sciolgono di decimetri nel giro di pochi decenni, acque che aumentano di livello a velocità vertiginose... L'elenco delle "urgenze" ovvero delle "priorità" che chiamano a un nuovo pensiero e a nuove modalità di esistenza (anche nello stile di vita quotidiano) per, almeno, cercare di "salvare il salvabile" sul nostro pianeta è davvero lungo.

Si tratta comunque di urgenze e di pensieri che hanno ormai un loro spazio, una loro voce, in ciascuno di noi: che questo avvenga a livelli di matura consapevolezza, o che abbia da poco sfiorato la nostra coscienza, o, diversamente, che resti ancora a giacere nel profondo del nostro inconscio (individuale e collettivo), tutto ciò può fare la differenza nella possibilità di affrontare quelle cd.  "priorità", ma, proprio e anche nella differenza dei percorsi evolutivi di ciascuno di noi, richiede anche un continuo confronto.

Nessuno, come si suol dire, "è nato imparato": e questo, evidentemente, è vero anche nell'ambito dell'etica - che nella fattispecie di questa rubrica è l'etica che informa di sé il rapporto con le altre specie viventi e con le varie entità di Natura del nostro pianeta Gaia - giacché lo sviluppo di un'etica richiede per la grande maggioranza di noi la disponibilità a dare e a ricevere sollecitazioni sul piano del pensiero, della sensibilità, della formulazione di istanze esistenziali.

A ciò è opportuno aggiungere che nello sviluppo di tale etica, di un'etica rinnovata e rinvigorita verso le "cose" di Natura (compresa la nostra stessa Natura umana) e il più possibile illuminata dal bene dell'intelletto, è gioco-forza necessaria l'attivazione di due fattori:

- l'assunzione di una responsabilità morale da parte di chi nel proprio percorso evolutivo ha fatto qualche passo in più degli altri - un risultato, questo, che (non sempre ma) spesso viene favorito da situazioni e modalità di vita (anche di carattere sociale, economico, professionale etc.) oggettivamente privilegiate rispetto a quelle di altri e che dovrebbe essere "trasformato" o, se si preferisce, "restituito" nel corpo sociale mettendo a frutto o a servizio il proprio valore aggiunto (intellettivo, culturale) in vista dell'evoluzione più generale;

- l'attivazione di forme di comunicazione e d'interazione che - sempre nella fattispecie di questa rubrica, e quindi sempre per ciò riguarda lo sviluppo di un nuovo pensiero nei confronti di ciò che abbiamo già riassunto nella definizione di "tutela per la Natura" - abbiano il loro centro e la loro forza nel valore della "compassione": quella "compassione" che, coerentemente con l'etimo della parola, è capacità di sentire le sofferenze altrui come fossero le proprie: un sentimento, certo, un senso di viva e profonda compartecipazione (sempre in questo caso verso la sofferenza delle varie forme di vita che popolano e costituiscono il nostro pianeta) e nel contempo una dimensione della mente, della mente lucida e aperta, solo che la si lasci in rapporto vibratile con tutto ciò che è manifestazione di vita.

Senza l'adeguata e sincera attivazione di questo valore, e come del resto la stessa realtà insegna, ben poca strada può compiere (per quanto importante sia) l'evoluzione che si fermi alle sole teorizzazioni, ai soli enunciati, anche quando questi approdano a nuove formulazioni di legge, di normative, di direttive. Il rischio, sempre come la stessa realtà insegna, è che le teorizzazioni e gli enunciati lascino prima o poi il vuoto nella coscienza profonda, senza produrre un'evoluzione significativa e costruttiva nel rapporto con le varie realtà dell'esistente, e - inoltre - che anche buona parte dei progressi legislativi restino in molti casi "lettera morta" nella prassi comune e quotidiana di quel rapporto. Per di più è noto che per ogni buona legge - anche, per l'appunto, in tema del tipo di tutela qui in argomento - c'è sempre da talune parti qualche buon "escamotage", qualche "gioco di prestigio" per l'elusione della legge stessa.

Certo, rimane in caso di violazione la punibilità: ma il dolore, la sofferenza, il danno eventualmente arrecati con tale elusione sono mai - c'è da chiedersi - "risarcibili"? La risposta chiaramente è no, perlomeno sul piano di un'ovvia irreversibilità della situazione che si sia venuta a creare con il danno arrecato (e, specularmente, subìto).

Resta sicuramente di fondamentale importanza nella previsione di una punibilità quello che è l’elemento di potenziale scoraggiamento sociale a commettere azioni che non osservino il dettato di legge, ovvero l’elemento di una potenziale deterrenza; come pure, e ancor prima forse, una valenza morale di carattere "restitutivo" verso la collettività che si presume intimamente adeguata ai princìpi di tale o talaltra  legge, o che più realisticamente è quella parte di collettività che già condivide e ha fatto suo lo spirito della legge medesima (e che magari ha essa stessa promosso, come nel caso - per esempio - dell'intensa attività propositiva svolta da varie Associazioni animaliste, grazie alla quale si deve appunto la formulazione di nuove leggi in materia di protezione e benessere degli animali).

Resta, si diceva, una valenza di fondamentale importanza (sul piano sociale, culturale, morale, e non solo) nel progresso legislativo nella materia qui considerata, e - si torna a sottolineare - restano comunque di una necessità stringente pure lo sviluppo e la diffusione di un'etica che sappia parlare anche il linguaggio della compartecipazione profonda, il linguaggio della "compassione" nel senso più alto, più nobile e più vigoroso del termine, e che sappia parlarlo a tutti. Questo un auspicio ospitato in queste pagine e che, si spera, possa suscitare alcune riflessioni nei lettori/navigatori, possibilmente anche con invio di note, articoli o saggi da proporre per la pubblicazione su Comunicarecome.

Marina Palmieri - Comunicarecome.it

 

 

 

NOTA

Sui passi di questo intervento che hanno sfiorato l'aspetto del rapporto fra leggi e cultura, fra normative, etica e dintorni, un invito specifico a proporre degli elaborati è rivolto, in particolare, a quanti nell’ambito della filosofia/sociologia del diritto (e di altre scienze sociali contigue) s’interessino di diritti animali e di diritto ambientale. Ma, più in generale, un invito simile è e resterà rivolto a tutti coloro che, a vario titolo, si interessano degli stessi argomenti.

Argomenti, quelli che ruotano attorno alla tutela della Natura, sui quali com’è noto c’è ancora molto da riflettere, e nei quali c’è molto da “mettere in pratica”.

 

 

A TUTELA DELLA NATURA

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2)       L'intesa con il Cane: i Segnali Calmanti
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3)       La Medicina Naturale per i Nostri Animali
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